Nel corso dei primi decenni del '900 la visione dominante della sofferenza psicologica inquadrava l'individuo sintomatico come oggetto principale dell'agire clinico. In altre parole il terapeuta nel suo studio tendeva a ricevere una persona alla volta sulla scorta delle teorie psicodinamiche che sostenevano che, al risolversi dei conflitti intrapsichici, l’agire del paziente nevrotico si sarebbe modificato favorendo un funzionamento relazionale più sano.
Tale approccio non aveva ancora incorporato concetti derivanti, tra gli altri, dalla terapia familiare che avrà grande slancio grazie al contributo della scuola di Palo Alto promotrice di idee mutuate dalle scienze dei sistemi complessi. Proprio l’esponente maggiore di tale scuola, Gregory Bateson, fu tra i primi a dimostrare interesse per il lavoro che Milton H. Erickson svolgeva con i propri pazienti, riconoscendo in lui uno dei precursori della terapia familiare e di coppia. Nonostante, infatti, sia più spesso nominato quando si tratta di ipnosi rivolta ai singoli individui o per le sue ricerche sugli stati di coscienza, Erickson ha strutturato un approccio al lavoro con le coppie che prevedeva l’utilizzo di interventi ipnotici sia formali che indiretti. Studiando il suo modo di lavorare, osservatori noti nel campo della terapia familiare, come Jay Haley, hanno rilevato come presupposto fondamentale del suo operare fosse la considerazione del sintomo non già come una caratteristica isolata dell’individuo, ma come prodotto di dinamiche relazionali che il sistema coppia ricerca al fine di trovare un equilibrio.
A dispetto dell’apparente distanza tra il concetto popolare di ipnosi e la terapia di coppia, non è un caso che Erickson si sia dedicato al trattamento delle coppie. Chi padroneggia le tecniche ipnotiche possiede infatti almeno tre categorie di capacità che gli permettono di aumentare l’efficacia dei propri interventi.
La prima riguarda la capacità di lettura del non verbale e dei livelli impliciti della comunicazione. Questa attenzione agli aspetti più sottili dell’interazione permette di cogliere indizi sul funzionamento della coppia che sono opachi agli stessi componenti.
In secondo luogo, chi si è formato adeguatamente nell’utilizzo dell’ipnosi clinica è in grado di rilevare, per quanto minimi, gli aspetti funzionanti della coppia e di utilizzare tali risorse, talvolta apparentemente assenti, come motore del cambiamento.
Infine, l’enfasi che Erickson stesso poneva sul concetto di
utilizzazione delle resistenze dei pazienti permette al terapeuta di comunicare sullo stesso livello di chi richiede aiuto favorendo l’espressione di processi inconsci che promuovano lo spontaneo emergere del cambiamento.
L’adozione di queste linee di intervento ha consentito ad Erickson e a chi successivamente ha sviluppato il suo modello di operare con grande flessibilità, adattando l’intervento sia alle diverse tipologie di coppie che ai diversi momenti di vita che la coppia attraversa nel corso del tempo. Proprio a seconda della fase in cui la coppia si trovava, i temi da affrontare e i principi d’intervento che Erickson adottava fossero diversi: una coppia molto giovane alle prese con la gestione dei primi disaccordi e della convivenza presenterà esigenze diverse rispetto alla coppia più matura impegnata magari nella gestione dei figli.
Nonostante la letteratura scientifica sia molto povera in questo campo, il bisogno di trattare le coppie è chiaro a chi si occupa di clinica. È infatti noto sin dagli anni ’70 che la sofferenza della coppia correla con condizioni psicopatologiche come la depressione
2-4 tanto che alcuni autori considerano la coppia funzionante come un elemento preventivo e terapeutico della depressione stessa
5.
Un articolo recente
6 prodotto da ricercatori dell’Università “La Sapienza” di Roma, ha passato in rassegna i vantaggi che un intervento ipnotico può avere sul trattamento della coppia. Questi sono legati in parte a caratteristiche proprie dello stato ipnotico ed in parte al tipo di interventi che è possibile intraprendere con pazienti in questo stato di coscienza.
La trance ipnotica permette il rallentamento della velocità dell’interazione e quindi l’inibizione della costellazione di risposte automatiche che la coppia ha adottato nel corso del tempo. I pazienti acquisiscono nuove capacità di focalizzazione su se stessi che gli permettono di esplorare nuovi modi di stare nella relazione e di concentrarsi sui contenuti della comunicazione che avviene in seduta. Questo processo potenzia le loro abilità di risoluzione dei conflitti e riduce la tendenza alla ruminazione sui temi coinvolti dal conflitto. Infine, durante lo stato ipnotico la responsività al terapeuta è migliorata e tale fenomeno permette alla coppia di raccogliere ciò che di utile la terapia è in grado di fornire.
In altre parole, anche autori contemporanei riconoscono l’importanza di trattare il sintomo espresso da un membro di un sistema come la manifestazione della sofferenza dell’intero sistema e riconoscono nell’ipnosi uno strumento valido per affrontare e risolvere tematiche legate all’esperienza di coppia.